Che cosa è e a cosa serve l’Epiduroscopia?

L’Epiduroscopia o Mieloscopia è una procedura microinvasiva utilizzata per la diagnosi ed il trattamento del dolore di schiena acuto e cronico. Consiste nell’introdurre una microsonda flessibile a fibre ottiche attraverso cui possiamo visualizzare, ispezionare e direttamente curare le strutture anatomiche, i tessuti ed i nervi contenuti nello spazio epidurale. Ricordiamo che il “mal di schiena” è la patologia benigna più costosa per il sistema sanitario del Nord-America (Cast-Baril 1991) ed in Europa circa il 40% dei soggetti adulti (Croft) soffre di Lombalgie che richiedono l’assunzione di farmaci e la sospensione temporanea dal lavoro; per cui il “Mal di schiena” è da considerarsi una vera e propria malattia sociale.

Come viene eseguita l’Epiduroscopia?

Innanzitutto è doveroso fare una premessa per meglio comprendere l’importanza e le finalità di questa rivoluzionaria tecnica endoscopica. Di norma, il nostro corpo in un processo infiammatorio acuto in atto come ad esempio durante un attacco acuto lombosciatalgico per ernia del disco, oppure a seguito di un intervento chirurgico sulla colonna determina la formazione di tessuto ectopico di riparazione, sviluppando aderenze fibrose che possono inglobare le radici nervose. Queste adesioni possono causare irritazione e infiammazione, e potenzialmente possono essere causa di dolore severo con tendenza alla cronicizzazione.

Queste aderenze sono difficilmente visibili con le comuni tecniche diagnostiche come la Risonanza Magnetica Nucleare e la Tac. Infatti abbiamo più volte confrontato le diagnosi finali della Risonanza Magnetica e della Tac con ciò che abbiamo potuto riscontrare mediante l’Epiduroscopia osservando che l’accuratezza di questa nuova tecnica ci permette di diagnosticare e curare anche le minime presenze di tessuto cicatriziale ed aderenziale responsabili del dolore. E’ una procedura microinvasiva relativamente semplice in mani esperte e sempre da eseguire in un centro qualificato e certificato ISAL (ISTITUTO RICERCA E FORMAZIONE IN SCIENZE ALGOLOGICHE attivo dal 1992). L’intervento viene eseguito in anestesia locale con una leggera sedazione ed in regime di day-hospital o al massimo con una notte di degenza.

Dopo l’anestesia locale attraverso l’osso sacro l’endoscopio a fibre ottiche viene introdotto nel canale epidurale e viene avanzato lentamente cercando di fare diagnosi dell’origine del dolore e colloquiando con il paziente il medico potrà effettivamente individuare la zona infiammata e quindi liberare le radici nervose dal tessuto infiammatorio causa del dolore invalidante. Inoltre potrà anche eseguire una medicazione mirata antinfiammatoria direttamente sulle radici nervose coinvolte.

Una volta terminata la procedura che mediamente ha una durata di circa 30 minuti, il paziente viene riportato in reparto di degenza ed invitato a restare a letto disteso per circa quattro ore.

Ci sono controindicazioni?

L’unica controindicazione assoluta è l’utilizzo da parte del paziente di farmaci anticoagulanti e la presenza di prove di coagulazione alterate.

Dopo l’intervento occorre stare a riposo?

Una volta terminata la procedura che mediamente ha una durata di circa 30 minuti, il paziente viene riportato in reparto di degenza ed invitato a restare a letto disteso per circa quattro ore e dalla dimissione il paziente deve solo osservare un periodo di riposo domiciliare attivo, cioè il giorno successivo il paziente può riprendere leggere attività quotidiane, essere prudente e non spingersi oltre la normale condotta di vita. Per circa cinque giorni è probabile che il paziente debba seguire una terapia antibiotica ed antinfiammatoria.

Quali vantaggi ha rispetto alle metodiche di indagine tradizionali?

Prima di tutto la minima invasività, infatti in anestesia locale ed in Day-Hospital possono essere esattamente diagnosticati e risolti annosi problemi di mal di schiena altrimenti senza soluzione.
La possibilità di vedere con un ingrandimento notevole strutture anatomiche altrimenti non visibili e coglierne qualsiasi variante patologica.
L’assoluta assenza di qualsiasi coinvolgimento d’organo e/o apparato proprio per l’esigua invasività della procedura.

Indicazioni?

Dolore alla schiena dopo intervento chirurgico cioè la Sindrome Post-Laminectomia per presenza di tessuto cicatriziale. Presenza certa o presunta di Elementi compressivi sulle radici dei nervi spinali. Aderenze sulle radici nervose. Stenosi del canale vertebrale. Presenza di Listesi con relativo quadro infiammatorio. Ernia discale in cui non esiste la necessità chirurgica per assenza di danno sui nervi, ma c’è solo l’elemento dolore: infatti in questo caso basta solo ripulire la zona infiammata ed il dolore scompare immediatamente e completamente. Dolori lombari senza diagnosi o con diagnosi di tipo Psicosomatico solo perché non c’è diagnosi strumentale (TC – RMN).

Qual è la figura professionale di riferimento?

In considerazione del fatto che la metodica è stata messa a punto e sviluppata da Anestesisti Antalgologi, a livello mondiale si ritiene maggiormente indicato questo specialista insieme al Neurochirurgo per affrontare con successo la metodica, ma comunque, ripeto, è sempre indispensabile un adeguato periodo di training per poter operare con assoluta sicurezza e quindi rendere un servizio altamente qualificato al malato. Ci sono in Italia due Centri principali di riferimento clinico e formativo per l’Epiduroscopia, e sono a Roma il “Centro per la Diagnosi e la Cura del Dolore” del Concordia Hospital for Special Surgery ed a Rimini l’Unità di Terapia Antalgica e Cure Palliative dell’Ospedale degli Infermi.

E’ in fase di inizio attività anche un terzo centro, con l’intento e la speranza di poter sempre più diffondere questa metodica e creare centri di riferimento in ogni regione.