Il Gotha del Tennis Mondiale dal Corriere dello Sport

Per il tredicesimo anno consecutivo l’assistenza medica agli Internazionali di Tennis Roma è affidata al Dott. Giovanni Di Giacomo, responsabile del Dipartimento di ricerca sulle patologie della spalla e del loro trattamento presso il Concordia Hospital di Roma.
Per la prima volta quest’anno un’attenzione particolare è stata rivolta anche alla patologia della colonna vertebrale con il coinvolgimento anche del Dott. Attilio Di Donato, Responsabile del “Centro per la Diagnosi e la Cura del Dolore” e del “Centro di Chirurgia Mininvasiva Endoscopica della Colonna Vertebrale” in essere ormai da anni presso il Concordia Hospital di Roma.

Quali sono le problematiche vertebrali che più frequentamente interessano i tennisti professionisti?

Anche riguardo la colonna vertebrale anche in questo caso si può parlare di “patologia da sovraccarico di lavoro” in quanto dobbiamo sempre tenere a mente che il rachide nella sua totalità quotidianamente sopporta e supporta carichi assiali e trasversali di enorme entità con il risultato di un progressivo logorio strutturale.
Inoltre il gioco attuale, basato su forza e potenza, necessita di una struttura anatomica integra e ben coadiuvata nella sua funzione, dalla muscolatura anteriore e posteriore. Ed è proprio in questo campo che si rende necessaria l’opera dei medici, dei trainers, e dei fisioterapisti per ridurre al minimo la possibilità di danno alla colonna vertebrale.
Essenzialmente le patologie che maggiormente riscontriamo nel giocatore professionista sono a carico delle articolazioni zigoapofisarie, le cosiddette Sindromi Faccettali”, cioè patologie infiammatorie delle strutture di appoggio posteriore delle vertebre, molto coinvolte nelle rotazioni e nelle torsioni toracolombari. Basti ricordare il grande campione Bjorn Borg che soffriva costantemente di sindrome faccettale proprio a causa del suo tennis fatto di potenza ed estreme torsioni del tronco. A volte possiamo anche riscontrare protrusioni e/o ernie discali che possono limitare o impedire l’attività.

Ma le patologie della colonna vertebrale sono appannaggio solo degli atleti o sono frequenti anche nelle persone non sportive?

Senza tema di smentita, posso sicuramente affermare che sono molto più frequenti nelle persone non sportive ricordando infatti come il mal di schiena possa essere annoverato tra le “malattie sociali” in quanto presente in oltre il 60% della popolazione con un enorme aggravio di costi per lo stato.
Comunque è doveroso ricordare che il tennis, come altri sport asimmetrici, è stato erroneamente demonizzato ed additato a causa specifica del mal di schiena; ma sappiamo, oramai, che questo è un tabù da sfatare, in quanto basta notare che i grandi tennisti, non hanno necessariamente rachialgia e quindi possiamo di sicuro affermare che non c’è un rapporto di causa-effetto: a meno di altre controindicazioni, poche ore alla settimana tutti possono praticare il tennis senza problemi.

Chi soffre di dolore alla schiena, sia cervicale, dorsale o lombare, cosa può fare?

Il dolore è un campanello d’allarme che non va mai sottovalutato a lungo in quanto sempre espressione di uno stato patologico in essere o in divenire e che dobbiamo sempre impegnarci nel non far diventare una vera e propria malattia. Il dolore va sempre combattuto attraverso la ricerca della causa specifica che lo genera e quindi, una volta diagnosticata la patologia, scegliere la terapia meno invasiva e più efficace possibile.
Le frequenti patologie della schiena passano attraverso vari gradi di diagnosi e terapia che devono essere sempre condotte in modo professionale e scrupoloso da una equipe plurispecialistica che possa meglio inquadrare il l’eziopatogenezi del dolore per poi esegure il trattamento. Solo raramente la cura primaria è rappresentata dall’intervento chirurgico, sebbene microinvasivo ed endoscopico, ma il primo approccio è normalmente fisiokinesiterapico e riabilitativo con l’utilizzo delle più sofisticate attrezzature a nostra disposizione.
Tra le nuove tecniche chirurgiche microinvasive ed endoscopiche, un ruolo di primo piano è rappresentato dall’Epiduroscopia, da noi utilizzata per la diagnosi ed il trattamento del dolore di schiena acuto e cronico. Viene eseguita in anestesia locale e consiste nell’introdurre una microsonda flessibile a fibre ottiche attraverso cui possiamo visualizzare, ispezionare e direttamente curare le strutture anatomiche, i tessuti ed i nervi contenuti nello spazio epidurale. Una volta terminata la procedura che mediamente ha una durata di circa 30 minuti, il paziente viene invitato a restare a letto disteso per circa quattro ore e dalla dimissione il paziente deve solo osservare un periodo di riposo domiciliare attivo, cioè il giorno successivo il paziente può riprendere leggere attività quotidiane, essere prudente e non spingersi oltre la normale condotta di vita.
Questa metodica ci offre possibilità enormi di trattamento proprio a causa della minima invasività, infatti in anestesia locale possono essere esattamente diagnosticati e risolti annosi problemi di mal di schiena altrimenti senza soluzione. La possibilità di vedere con un ingrandimento notevole strutture anatomiche altrimenti non visibili e coglierne qualsiasi variante patologica. Inoltre ci garantisce l’assoluta assenza di qualsiasi coinvolgimento d’organo e/o apparato proprio per l’esigua invasività.
In conclusione possiamo raccomandare di fare attività fisica regolarmente due volte alla settimana, fare sempre un buon riscaldamento prima di cominciare, evitare sport a cui non si è allenati o impegni fisici cui non si è preparati e, se dopo qualche mese di attività, continuate ad avere dolori durante lo sport che vi piace, allora cominciate a prendere in considerazione la possibilità di cambiarlo.
Chiaramente, per alcune situazioni particolari i migliori Centri per la Diagnosi e la Cura del Dolore Rachideo saranno sempre disponibili per dare i consigli giusti e a cercare di risolvere il problema alla radice.