Che cos’è e quali sono le forme di Stenosi Cervicale

Si distinguono due tipi di stenosi: del forame intervertebrale e del canale spinale.

Stenosi del Forame Intervertebrale

La stenosi del forame intervertebrale è prodotta da artrosi, e conseguente aumento di spessore, delle articolazioni posteriori o da osteofiti (becchi artrosici) dei bordi postero-laterali del corpo vertebrale. Essa causa una compressione della radice nervosa che attraversa il forame.

Stenosi del Canale Spinale

La stenosi del canale spinale, è dovuta di solito ad alterazioni artrosiche delle articolazioni posteriori, osteofiti del bordo posteriore dei corpi vertebrali e protrusioni (non ernie) posteriori del disco, associati o meno ad abnorme ristrettezza costituzionale (caratteristica individuale) del canale spinale. Questa stenosi comprime il midollo spinale.

Sintomi e Diagnosi della Stenosi Cervicale

Stenosi del Forame Intervertebrale.

Il quadro clinico è simile a quello di un’ernia discale, con la differenza che spesso non vi è dolore cervicale, ma solo all’arto superiore (brachialgia), e che i sintomi sono tendenzialmente cronici e meno intensi che nell’ernia.

La diagnosi è fondata sulla risonanza magnetica (RM), ma anche sulla TAC, che può essere più diagnostica della risonanza. L’elettromiografia (EMG) può essere un utile ausilio.

Stenosi del Canale Spinale

Si possono distinguere, schematicamente, tre quadri clinici:

1) compressione centrale, caratterizzata da paraparesi spastica (difficoltà di cammino con andatura spastica), disturbi sensitivi, soprattutto negli arti superiori, alterazioni della funzione vescicale.

2) compressione laterale in un solo lato, con disturbi motori e sensitivi all’arto superiore.

3) compressione laterale bilaterale, con disturbi ad ambedue gli arti superiori e possibili disturbi della funzione vescicale.

Le radiografie (Fig. 10) possono mostrare alterazioni artrosiche delle articolazioni posteriori ed osteofiti del bordo posterolaterale dei corpi vertebrali ad uno o più livelli. La RM dimostra una compressione midollare posteriore da artrosi delle articolazioni posteriori e/o anteriore da osteofiti dei corpi vertebrali con o senza protrusione discale posteriore. Inoltre, possono essere presenti alterazioni degenerative del midollo (malacia). La TAC è di limitata utilità. Più utili sono l’EMG e i potenziali somatosensoriali evocati.

stenosi-cervicale

Trattamenti della Stenosi Cervicale

Stenosi del Forame Intervertebrale.

Il trattamento è inizialmente conservativo, basato su anti-infiammatori e fisioterapia. Talora può essere utile un collare.

Se esso fallisce, è indicata la decompressione chirurgica della radice, effettuata di solito per via anteriore mediante discectomia, asportazione degli osteofiti postero-laterali del corpo vertebrale ed artrodesi intersomatica o protesi discale.

Stenosi del Canale Spinale

I pazienti asintomatici necessitano solo di sorveglianza clinica. In quelli con sintomi clinici già presenti, si deve effettuare una decompressione delle strutture nervose. In presenza di grave disfunzione midollare, l’obiettivo principale dell’intervento è di arrestare la progressione delle alterazioni midollari (mielopatia), poiché un miglioramento clinico può non ottenersi.

L’intervento può essere eseguito per via posteriore o anteriore. La decompressione posteriore è indicata quando la compressione midollare è solo o essenzialmente posteriore. L’accesso anteriore è indicato quando la compressione è soprattutto anteriore. In questo caso, si esegue una discectomia e rimozione degli osteofiti ed una successiva artrodesi, o una somatectomia, che consiste nel rimuovere uno o più corpi vertebrali sostituendoli con un innesto osseo o con una lunga “gabbietta” riempita di frammenti di osso.

Da alcuni anni esiste anche la possibilità di eseguire a “cielo chiuso”, cioè attraverso 2 piccole incisioni di 2 cm (Fig. 11), un intervento mediante cui si inseriscono due piccoli distanziatori tra le articolazioni delle vertebre cervicali.

incisioni-per-inserimento-percutaneo

(Fig. 11) Due incisioni di 2 cm permettono l’inserimento percutaneo posteriore di distanziatori tra le vertebre cervicali.

Tali dispositivi permettono di decomprimere la radice nervosa interessata dalla stenosi e stabilizzare il segmento articolare poiché viene inserito al loro interno sia osso autologo proveniente dall’alesaggio, sia sostituto osseo bioattivo (tri calcio fosfato) per permetter la fusione articolare posteriore (Fig. 12).

Distanziatore-cervicale-percutaneo

(Fig.12) Distanziatore cervicale percutaneo tra la 4^ e la 5^ vertebra cervicale.

Studi radiologici (TC) dimostrano un incremento dell’area del forame di circa il 30% (Fig. 13).

(Fig. 13) Aumento dell’area del forame dopo inserimento del distanziatore (controllo TC).