Dolore Cronico Maligno
Definizione di Dolore Cronico Maligno
Il dolore e in particolare quello cronico è ancora oggi uno dei problemi sanitari più gravi, ma è ancora poco conosciuto e poco affrontato.
Le statistiche dimostrano che il dolore cronico ha un impatto negativo sui costi per la società e sulla qualità della vita la IASP (associazione internazionale per lo studio del dolore) definisce dolore come “una esperienza spiacevole, sensoriale ed emotiva, associata ad un danno tessutale reale o potenziale”. Il dolore è quindi una esperienza soggettiva ed è influenzato da fattori culturali e da altre variabili psicologiche. Con dolore cronico si intende quel dolore “ che si protrae oltre il normale decorso di una malattia acuta o al di la del tempo di guarigione previsto (IASP). Protraendosi nel tempo, il dolore cronico può causare effetti negativi gravi a livello psicologico e sulla qualità della vita.
La Wisconsin Medical Society lo definisce come “dolore persistente, continuo o ricorrente di durata superiore a 6 settimane o di intensità sufficiente a produrre effetti negativi sul benessere del paziente, sui livelli funzionali e sulla qualità della vita”. Quando il tessuto periferico viene danneggiato vengono liberati i mediatori dell’infiammazione (serotonina, bradichinina, calcitonina e sostanza P) che inducono le fibre dei nervi nocicettori a sensibilizzare il tessuto periferico, per cui si innesca la sensazione dolorosa (iperalgesia primaria). La depolarizzazione ripetuta delle fibre afferenti primarie porta ad una liberazione continua di neurotrtasmettitori verso i neuroni secondari del midollo spinale, da cui deriva la sensibilizzazione centrale e l’iperalgesia secondaria.
A differenza del dolore acuto quindi non costituisce un segnale della presenza di stimoli nocivi o di danno ai tessuti, ma può determinare pesanti conseguenze sulla vita di relazione e sugli aspetti psicologici e socialli della persona, come: – riduzione dell’attività fisica fino alla immobilità – nutrizione inadeguata con calo ponderale – disturbi del sonno – dipendenza dai farmaci – isolamento sociale Il dolore è perciò molto più di un sintomo: può essere considerato una malattia che va controllata perché può creare un circolo vizioso che prolunga e peggiora il dolore stesso.
Le Categorie del dolore cronico
Il dolore può essere classificato in 3 categorie, che richiedono interventi e trattamenti diversi:
-dolore nocicettivo (risposta fisiologica ad un impulso esterno). Può essere di origine muscolare o di tipo meccanico compressivo (post traumatico, tumorale);
-dolore neuropatico (causato da un danno o disfunzione del Sistema nervoso, come la sciatalgia, la neuropatia diabetica, le nevralgie post erpetiche);
-dolore idiopatico (di origine non nota)
Il dolore cronico è un dolore misto, bisogna quindi fare riferimento alle 3 componenti. Il trattamento del dolore cronico può prevedere diversi approcci, ma è sempre consigliabile un piano multidisciplinare che preveda l’associazione di più interventi, farmacologici e non (chirurgia, fisioterapia). L’anestesista che si occupa di terapia del dolore è il consulente di prima scelta, il quale sarà lo specialista che coordinerà le varie branche chirurgiche e non per l’impostazione della terapia adeguata.